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li studi di scienze naturali - e in particolare la botanica, strettamente connessa alla medicina tramite la farmacopea - conobbero durante il Cinquecento una vera e propria rinascita. Da una conoscenza botanica quale quella dell’età classica e medievale, quasi esclusivamente volta ad individuare le virtù mediche delle piante, si passa in un breve volgere di tempo ad una scienza particolarmente interessata alla descrizione, denominazione e catalogazione delle essenze vegetali, favorita anche in questo dai sempre più frequenti viaggi di esplorazione e dalla scoperta di nuove realtà naturali. Conseguenza di questo nuovo metodo scientifico è il sorgere, accanto ad una prosa descrittiva molto accurata, di una produzione figurativa del tutto nuova, che è ora finalizzata alla raffigurazione del mondo naturale nel modo più aderente alla realtà. Tra il 1530 e il 1550 la raffigurazione del “gran libro di Natura” muta profondamente e con l’affermarsi della stampa e l’affinarsi delle tecniche incisorie esplode il fenomeno del libro naturalistico illustrato, mentre erbari e trattati zoologici si arricchiscono di un notevole apparato iconografico che integra il testo scritto. Iniziata nel Quattrocento con la pubblicazione dei cosiddetti Horta sanitatis e proseguita durante tutto l’arco del secolo con i libri di “rimedi”, questa rinascita fu dovuta soprattutto alla riscoperta dell’autore greco Dioscoride, la cui Materia medica fu oggetto di innumerevoli riedizioni durante tutto l’arco del secolo
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