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  Le iniziative >>Saperi e meraviglie >>   La censura      
   
 












a biblioteca di Demetrio Canevari si formò negli anni in cui la Chiesa Cattolica era strenuamente impegnata contro la riforma protestante e contro ogni forma di eterodossia. Tra i protagonisti di questa battaglia vanno senz'altro ricordati da un lato la Congregazione del Sant'Officio (creata nel 1542), da cui dipendeva la rete degli inquisitori locali, e, dall'altro, in posizione subordinata, la Congregazione dell'indice (1571).
È in questo clima che a partire dalla metà del Cinquecento nascono i primi indici dei libri proibiti: vi erano elencati, innanzi tutto, i nomi degli autori riformati, e poi singoli libri a vario titolo non permessi. Fin da subito comparvero anche nomi e opere di autori che “eretici” non erano, ma che erano percepiti come pericolosi per la difesa dell'ortodossia romana (si veda il caso Erasmo da Rotterdam o del De monarchia di Dante Alighieri, una delle poche opere ad essere vietate prima ancora di essere stampate). Al Concilio di Trento si cercò di limitare gli effetti di una così drastica rottura nei rapporti con la cultura europea, prevedendo la possibilità di concessione di permessi di lettura di opere scritte da autori protestanti – purché non trattassero di religione e fossero riviste dalle autorità competenti. Nasce così la pratica della espurgazione dei libri di autori vietati (medici, giuristi, botanici, letterati, etc.) di cui tanti esempi sono conservati nella biblioteca di Canevari. Il censore, per permettere il possesso di libri proibiti (ma espurgabili) doveva innanzi tutto cancellare il nome dell'autore e poi eventualmente tutti quei passi che potevano essere sospetti. Ovviamente vi erano autori che erano sempre espunti e mai permessi (ad esempio Melantone), anche se scrivevano di argomenti non religiosi. Gli indici vigenti nell'età di Canevari furono promulgati nel 1559, 1564 e 1596. In questi anni furono poi anche stampati volumi e opuscoli che dovevano servire sia a facilitare sia a uniformare il lavoro dei censori (indici espurgatori) Oltre alle proibizioni particolari contenute in questi indici bisogna tenere presente che vi erano anche condanne di carattere generale, che colpivano in modo generalizzato teorie e opinioni: durante la vita di Canevari, ad esempio, nel 1586 vi fu una bolla del pontefice Sisto V che ribadiva la condanna della Chiesa nei confronti dell'astrologia e della magia, e nel 1616 si colloca la pronuncia contro le teorie copernicane, che aprì la strada al ben noto processo di Galilei.

Un caso emblematico è quello dell' Herbarium che nel catalogo della sua biblioteca Canevari inserisce indicando come autore Ioachymus Schyllerus. In realtà, dietro a questo nome si cela Otto Brunfels noto medico e naturalista appartenente al mondo riformato.
Se dal catalogo si passa al volume risulta evidente che si è di fronte ad una “correzione” finalizzata all'occultamento del nome: non è stato semplicemente cancellato il nome (così stabilivano regole e consuetudini censorie), ma sul frontespizio è stato tagliato un lembo contenente il nome dell'autore e sostituito con un pezzo stampato (de vera herbarum cognitione) tratto dall'indice della seconda parte. Prima del titolo è stato incollato un cartiglio con Ioachymus Schyllerus, ritagliandolo dallo stesso indice, e aggiungendo (traendola da altre parti) la dizione di Medici Germani Brandeburg. Originario del Brandeburgo non era in realtà Schiller, bensì Leonhart Fuchs, altro illustre naturalista riformato, il cui nome è stato tolto là dove compariva nell’opera.
Alla fine del volume si trova la seguente annotazione manoscritta:
“die 4a iulii 1576 deletis delendis permittitur Vicarius Inquisitoris Papiae”.