ià Tolomeo distingueva tra l’aspetto religioso-superstizioso e quello critico scientifico dell’astrologia, tra la “scienza dei decreti delle stelle” (astrologia divinatrice) e lo studio dei moti dei corpi celesti (astronomia).
Nel Rinascimento e con la rivoluzione scientifica la separazione sembra farsi più netta e al determinismo astrologico si oppone l’idea umanistica della libera iniziativa dell’uomo, ma i temi magico-astrologici-ermetici sono alle origini della cultura moderna e perdurano nella nuova scienza.
Da un lato sembra impossibile separare i calcoli matematici dalla mistica dei numeri, dall’altro non viene mai confutata la validità dell’astrologia sul piano fisico, in campi quali la medicina e l’agricoltura.
La grande rivoluzione astronomica è certamente legata ai nomi di Copernico, Brahe, Keplero e Galileo che in modi, e da posizioni teoriche, molto diversi, contribuirono a capovolgere la visione dell’universo. Ad essere attaccata non è la teoria di Tolomeo, ma l’immagine che se ne era fatta la cultura europea che univa alcuni principi tolemaici (il geocentrismo, la circolarità del moto planetario …), con elementi della filosofia aristotelica e della tradizione religiosa cristiana.
Ad essere nuovi (o riscoperti da un’età spesso dimenticata, quella ellenistica, da cui si mutua anche la teoria eliocentrica di Aristarco), sono il rigore matematico applicato al calcolo astronomico (anche se spesso ancora teso a dimostrare l’esistenza di un sistema ideale), e la spinta alla sperimentazione tramite l’utilizzo di nuovi strumenti, come il cannocchiale.
E se il nuovo rigore della medicina sembra voler dissipare l’idea degli influssi delle stelle e la credenza nell’efficacia di amuleti e talismani, i medici non perdono fiducia nella ciclica ricorrenza dei giorni critici, nelle consonanze lunari di fenomeni periodici e nell’efficacia terapeutica di formule suggestive operanti attraverso l’immaginazione e le emozioni.
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